Entusiasmo per il primo impianto di riciclaggio di pannolini?
In questi giorni stanno circolando, accompagnati da grande entusiasmo, diversi articoli relativi all’attività del primo impianto al mondo dedicato al riciclaggio di pannolini e assorbenti igienici usa e getta operativo in provincia di Treviso. Ma siamo sicuri che si tratti di una notizia per la quale gioire? Il nostro ciripino è un po’ dubbioso, andiamo a vedere nel dettaglio di cosa si tratta.
Per prima cosa è bene chiarire che l’azienda (FaterSmart) che ha sviluppato e realizzato l’impianto fa parte del gruppo che produce Pampers, Lines e Tampax (https://fatergroup.com/it/brands/Pampers), marchi di punta nel mercato di pannolini e assorbenti usa e getta.
Nella descrizione del funzionamento dell’impianto viene posta molta enfasi sul fatto che questo permette di riciclare il 100% dei pannolini, assorbenti igienici e pannoloni per adulti usati, ma leggendo con più attenzione è facile accorgersi che si tratta di un dato assolutamente ingannevole. Infatti, se è vero che il 100% dei pannolini usati può essere trattato all’interno dell’impianto, solo il 30% del materiale ricavato dalla lavorazione può essere nuovamente impiegato, il restante 70% viene comunque scartato e conferito in discarica (“Da ogni tonnellata di questi rifiuti si ottengono 150Kg di cellulosa, 75Kg di plastica e 75Kg di polimero super assorbente.” Fonte: sito web FaterSmart https://www.fatersmart.com/processo-di-riciclo-pannolini-pa… ). Per recuperare questo materiale è necessaria una raccolta separata dei pannolini, un trasporto dedicato e la messa in funzione dell’impianto, tutte operazioni che richiedono un notevole e ulteriore dispendio di risorse ed energie.
Inoltre viene presa in considerazione unicamente la fase finale del ciclo di vita del prodotto, ovvero lo smaltimento, senza soffermarsi sull’intero processo di produzione durante il quale vengono consumate enormi quantità di acqua, cellulosa ed energia elettrica, per non parlare delle emissioni di CO2 relative a trasporto e distribuzione.
Insomma, a conti fatti, attraverso l’impiego dell’impianto non si ottiene alcuna riduzione delle risorse impiegate in fase di produzione ed è possibile riciclare solamente una piccola percentuale di quei rifiuti che rappresentano la quota più ingombrante delle nostre discariche, mentre la parte più consistente viene comunque scartata.
Ovviamente l’iniziativa non va bocciata in toto, in quanto tutto ciò che può ridurre l’inquinamento va sicuramente apprezzato. È importante però sottolineare che il riciclo è solo una faccia della medaglia e non risolve il problema. Se si vuole attuare una vera svolta è necessario intervenire a monte del problema, cercando di diminuire drasticamente l’impiego di materie prime e incentivando il più possibile il riutilizzo.
In quest’ottica l’utilizzo di pannolini e assorbenti lavabili, nonché di dispositivi quali la coppetta mestruale, restano un’alternativa molto più sostenibile e vantaggiosa. Indubbiamente anche la loro produzione comporta un dispendio di energie, ma un conto è produrre 24 pannolini lavabili che possono essere riutilizzati da più bambini (fino a 3 con i pannolini della migliore qualità), tutt’altra storia produrre 6.000 pannolini usa e getta a bambino che hanno un ciclo vitale brevissimo e, come abbiamo visto, per la maggior parte finiscono in discarica dove resteranno per 500 anni.
Alla questione ambientale si affiancano inoltre quella economica (che è a indubbio vantaggio dei lavabili, visto che la spesa complessiva si aggira intorno a un terzo di quella sostenuta per l’acquisto di pannolini usa e getta, e può essere ulteriormente ammortizzata se usati su più di un figlio) e quella relativa alla salute. Non va infatti dimenticato che i pannolini usa e getta contengono sostanze dannose non solo per la salute dei bambini che li indossano, ma anche per l’intera comunità, in quanto durante il processo di smaltimento vengono liberate sostanze tossiche.
In conclusione, ben venga qualunque iniziativa volta a ridurre l’impatto ambientale sul nostro povero pianeta, ma non tralasciamo la possibilità di effettuare una vera e propria inversione di rotta, attuando sc